giovedì 29 marzo 2007

L'orto botanico di Parma



Continuo con la descrizione di luoghi di Parma, magari poco conosciuti dal grosso pubblico, che contribuiscono a creare questa bella città. Oggi parliamo dell'orto botanico, che si trova a Parma, in via Farini. Il mio ufficio si trova proprio lì vicino.
L'estate scorsa stavo passando accanto al cancello ed ho visto uscire una grossa tartaruga, lunga circa 50 centimetri. Immaginando che fosse una fuga non autorizzata, l'ho catturata (ed andava veloce, non me lo aspettavo!) ed ho suonato per recapitarla a domicilio.
Alla signora che mi ha aperto ho detto: " questa è vostra?"
e lei mi ha risposto che capita spesso che tenti di scappare...
Quindi attenzione: se venite a Parma e passeggiate di fianco all'orto botanico rischiate di vedere uscire strane cose dal cancello!

La storia
L'Orto Botanico di Parma ha origini molto antiche. Prima dell'attuale, esisteva a Parma, fin dal 1600, un altro Orto, l'Orto dei Semplici (dove si coltivavano piante medicinali), fondato da Ranuccio I Farnese ed annesso alla Facoltà di Medicina secondo l'uso del tempo. Ebbe per Prefetto il parmigiano Pompilio Tagliaferri, morto nel 1639, che fu lettore dei Semplici (così erano chiamati coloro che commentavano i testi degli antichi studiosi). Al Tagliaferri seguirono l'allievo Lorenzo Porta, 1639, il dott. Antonio Bacigalue (o Bacicalue) ed il conte Ponticelli, che tenne la cattedra di Botanica fino al 1 novembre 1768.
L'istituzione dell'Orto Botanico attuale in Via Farini, angolo Viale Martiri della Libertà, ebbe inizio per volontà dell'Abate dottor Giambattista Guatteri e sotto gli auspici di Ferdinando I di Borbone, nel 1770. L'edificazione delle serre, eseguite su disegno dell'architetto di Corte e di Stato, E. A. Petitot, fu terminata nel 1793. Il Guatteri era ancora un giovane laureato quando ottenne la cattedra e la direzione dell'Orto che tenne fino al 1793, anno della sua morte.
Al Guatteri va anche il merito di avere interrotto la serie dei cosiddetti "medici lettori" ed avere intrapreso lo studio delle piante con metodo sperimentale (studio dal vivo delle piante, introduzione di piante esotiche e loro acclimatazione in serre, scambio di semi con altri Orti). Dopo anni di ansie e fatiche dell'Abate, l'Orto ebbe la considerazione dei più illustri botanici italiani e stranieri.
L'indirizzo sperimentale impostato dal Guatteri, si accentuò con il suo allievo e successore Baldassarre Pascal, che tenne la cattedra e diresse l'Orto fino al 1802, anno in cui, in seguito a cambiamenti di governo, l'insegnamento delle Scienze fu sospeso e la direzione dell'Orto fu affidata al dott. Bartolomeo Barbieri.
Nel 1817 gli subentrò nella titolarità della cattedra di Parma il dottore in scienze Giorgio Jan, di origine ungherese, chiamato dalla Duchessa Maria Luigia. Viaggiò a lungo in Italia e all'estero, arricchendo le sue collezioni di piante in erbario. A lui si deve fra l'altro, il ritrovamento sulle Grigne di una nuova specie alpina, la Silene elisabethae Jan. Nel 1842 Jan rinunciava alla cattedra di Parma per trasferirsi a Milano, dove pose le basi del famoso Museo Civico di cui nel 1845 fu nominato Direttore.
Nel frattempo alla cattedra di Parma e alla direzione dell'Orto Botanico era stato chiamato il dottor Giovanni Passerini. Medico, non per vocazione, egli si dedicò allo studio delle Scienze naturali e in particolare della Botanica. Con l'avvento di questi, la Botanica superò gli schemi classici della tassonomia e della floristica e prese un indirizzo più moderno, affrontando studi di anatomia e problemi di fisiologia e biologia. L'uso del microscopio diventerà sempre più indispensabile per l'osservazione diretta.
Passerini riorganizzò l'Orto Botanico seguendo il modello di De Candolle, v'impiantò un arboreto e curò un erbario fanerogamico ( a questo riguardo si deve ricordare il suo lavoro "Flora dei contorni di Parma" del 1852). Dedicò tutta la sua vita a studi fitopatologici che lo elevarono a fama internazionale. Rimangono classici anche i suoi studi sugli Afidi. Purtroppo la sua attività fu interrotta nel 1891 da una paralisi.
Dopo una breve supplenza del De Toni, nel 1893 la cattedra di Botanica fu coperta da Carlo Avetta. Egli si dedicò in particolar modo all'istologia e alla sistematica e continuò l'opera del Passerini integrando la "Flora del Parmense".
Dopo il suo collocamento a riposo nel 1935, la cattedra di Botanica e la direzione dell'Orto furono assegnati al suo allievo Francesco Lanzoni che si occupò prevalentemente di sistematica e apportò notevoli aggiornamenti alla "Flora del Parmense".
Alla sua morte, nel 1950, la direzione dell'Istituto ed Orto Botanico passò a Fausto Lona. La sua produzione scientifica spazia in vari campi della botanica sperimentale: la fisiologia, l'ecologia, la paleobotanica. Sotto la sua direzione l'Orto Botanico ha subito notevoli migliorie grazie anche ad ampliamenti edilizi delle serre. È stato creato un insieme di ambienti climaticamente controllati per lo studio del fotoperiodismo e termoperiodismo delle piante; una serra per piante alpine; una serra per piante tropicali e subtropicali. Anche le collezioni di piante vive dell'Orto sono state ulteriormente incrementate con l'introduzione di specie nuove.
Al suo collocamento fuori ruolo nel 1984, la direzione dell'Istituto ed Orto Botanico (dal 1992 Dipartimento di Biologia Evolutiva ed Orto Botanico) è stata assunta da Maria Bassi, attuale Direttore.

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