giovedì 12 aprile 2007

Le origini del tango: il candombe

Se avete voglia e tempo leggetevi questo paragrafetto sul candombe ritmo africano da cui prese origine il tango, oltre che dalla famosissima habanera cubana.

Il Candombe è un ritmo proveniente dall'Africa che è stato parte
importante della cultura uruguayana negli ultimi duecento anni. L'
Uruguay, con una popolazione di circa 3.2 milioni di abitanti, è un
piccolo paese ubicato in Sudamerica ed ha come paesi limitrofi due
grandi vicini, Brasile (162 milioni) ad Est e Argentina (34 milioni)
ad Ovest. Questo ritmo arrivò in Uruguay dall'Africa grazie agli
schiavi negri, e ancora palpita nelle strade, sotto i portici e nei
carnevali di questo piccolo incantevole paese.

Per capire l'evoluzione di questo ritmo, fortemente radicato nella
cultura uruguayana, è necessario voltare le pagine della storia
africana e sudamericana per osservare come questo contagioso ritmo
si ancorò nelle coste montevideane. I testi che troverete di seguito
sono estratti da libri, articoli sul candombe, cosi come vi sono
anche opinioni di personaggi che hanno vissuto tutto questo da
vicino.

Montevideo, capitale dell'Uruguay fu fondata dagli spagnoli con un
processo iniziato nel 1724 e conclusosi nel 1730. Nel 1750
incominciò l'introduzione degli schiavi africani. Al principio del
secolo XIX la popolazione di origine africana a Montevideo
sicuramente superava il 50% degli abitanti. La provenienza di questa
popolazione non era omogenea, ma di origine multietnica e
culturalmente molto varia. La maggioranza, 71%, proveniva dall'area
Bantù, Africa Orientale ed Equatoriale, mentre il resto proveniva
dall'Africa Occidentale: Guinea, Senegal, Gambia, Sierra Leone e
Costa d'Oro (oggi Ghana).

L'area Bantu è quell'enorme regione culturale africana costituita da
un complesso mosaico etnico, circa 450 gruppi, e da una tradizione
linguistica che oltrepassa i limiti migratori umani: oltre 20 gruppi
linguistici e 70 dialetti.
* Questi dati sono stati ricavati dal censimento di Montevideo del
1812 attualmente custoditi presso l'Archivio Generale Nazionale.

Si stima che non meno di dieci milioni di "pezzi d'ebano" furono
sbarcati nelle coste del Nord e Sud America. Ciò implica una
emorragia di sessanta milioni di esseri umani, considerando che per
ogni sei vittime di quel traffico solo uno arrivava nel porto dove
veniva messo all'asta. Per capire ciò che questo significava in
termini demografici basterebbe il dato che agli inizi del XIX secolo
Buenos Aires aveva una popolazione di appena 50.000 mila abitanti.
* Dal prologo scritto da Adolfo Colombres, nel libro "El Candombe"
di Ruben Carambula.

Il Biafra era morto, nessuno lì volle andare
A chi può interessare se dei negri muoiono?
Biafra sei deserto, i tuoi tamburi non ci sono più
Così cantava la tua gente finché poterono cantare:
Ne-ia ne-ia cumaia-nagatá
Ne-ia ne-ia cumaia-nagatá
* Dal Candombe "Biafra" di Ruben Rada, nell'introduzione del
libro "Los Tambores del Candombe" de Luis Ferreira.

Il Candombe è quanto sopravvive di un'eredità ancestrale di origine
Bantù, portata dagli schiavi negri nel Rio de la Plata. Questo
termine è generico per tutte le danze di negri: sinonimo quindi di
razza nera e di evocazione rituale della propria razza. Il suo
spirito musicale riassume i dolori degli sfortunati schiavi, i quali
si videro brutalmente trapiantati in Sud America, per essere venduti
e destinati a duri lavori. Erano anime doloranti, che serbavano
inguaribili nostalgie della terra natia. Nell'epoca coloniale, gli
africani appena arrivati davano ai loro tamburi il nome di tangò.
Con quel vocabolo veniva designato anche il posto dove i negri
realizzavano le loro danze di candombe, le quali per estensione
venivano chiamate tangò. Con la parola Tangò si definiva il posto,
lo strumento, e la danza dei negri.

Agli albori del secolo XIX le autorità di Montevideo si
preoccupavano seriamente dell'esistenza dei "candombes", i quali
erano denominati indistintamente "tambò" o "tangò", proibendo e
punendo duramente i suoi partecipanti poiché consideravano queste
danze un attentato alla moralità pubblica. Nel 1808 gli abitanti di
Montevideo sollecitarono il Governatore Francisco Javier Elio,
affinché reprimesse duramente i candombes e "proibisse i tangòs dei
neri".
* Del libro "El Candombe" de Rubén Carámbula

In Africa il tamburo e il suo esecutore si definiscono con la stessa
parola: Tamburo.

Kalunga Kalungangué O-je o-je Imbambué"

Era la voce dei vecchi "tata" del Candombe a metà del secolo scorso
che urlavano nei locali dove si tenevano riunioni clandestine di
negri, figli e nipoti di quelli arrivati nelle stive delle navi
negriere. Fra il 1751 e il 1810 Montevideo ricevette grandi
contingenti di africani trasportati in navi battenti bandiere
inglese e spagnole. Mentre la cultura africana fu rapidamente
soggiogata degli spagnoli il bisogno di espressione e la sua
liberazione si ottennero solo attraverso il Tamburo.

Il Tamburo del Candombe è la presenza ancestrale africana in Uruguay
Le case dove gli schiavi si riunivano con il permesso dei lori
padroni erano, nell'antica Montevideo, generalmente chiuse al
pubblico e venivano chiamate Tangòs. In esse si celebravano
festività e cerimonie al suono del Tamburo.

Di quest'epoca di celebrazioni originali dell'Uruguay rimane solo
una testimonianza musicale che trova la sua principale
manifestazione nelle "Llamadas del Barrio Sur y Palermo". Nei suoni
del piano, chico y repique gli schiavi sono riusciti a conservare la
loro memoria storica.
* Frammenti dei documenti presentati da Aglimira Villalba "La
Negra", in Agosto 1994 en Salvador, Bahia, nel II Congresso
Internazionale di Culture Afro-Americane.

Appassionati dal ritmo con fugace ed ingenua allegria, il ballo è la
ricompensa per il lavoro nelle stalle, per il facchinaggio che
lentamente deforma i loro agili corpi.
* Scritto da Samuel Oliver, frammento del libro "Figari", 1984 dalla
collezione "Artistas de América".

Il 28 Ottobre 1846 il Presidente della Repubblica, Joaquin Suarez,
abolì la schiavitù al termine di un processo che ebbe inizio nel
1825.
* informazione fornita da Virginia Martínez

Sulla abolizione della schiavitù in Uruguay vi sono documenti che
descrivono le danze rituali degli africani di Montevideo e delle
campagne conosciuti come tangòs, con l'accento sulla seconda
sillaba. Questa parola si riferisce in vario modo ai tamburi, alle
danze e ai luoghi dove si svolgevano detti rituali. A questo
proposito esiste un enigma musicale circa le oscure origini del
tango, uno dei generi musicali più conosciuti dell'America Latina.

El Tango di Pedro Figari 35x50cm

Il tango si sviluppò simultaneamente a Montevideo e Buenos Aires.
Anche se tradizionalmente è considerato una creazione di immigrati
italiani e spagnoli, gli esperti ritengono che la danza e la musica
africana ebbero una profonda influenza nella musica e nei movimenti
di ballo del tango.

La popolazione nera dell'Argentina sparì, decimata nel 1880 dalla
febbre gialla, dai matrimoni misti e infine dal reclutamento
militare di massa dei negri i quali perivano poi in guerra. In
Uruguay due secoli fa la gente con discendenza africana
rappresentava circa la metà della popolazione. Attualmente la cifra
oscilla intorno alle 189.000 persone su un totale di 3.2 milioni.
* Frammento del L.A. Times, articolo scritto da Sebastian Rotella.

Dopo la dichiarazione d'Indipendenza del 1825, le guerre civili
divisero la Repubblica per 75 anni. La dittatura militare imbavagliò
l'Uruguay dal 1975 fino al ritorno della democrazia nel 1985 quando
molti esiliati fecero ritorno al paese. Circa il 90% degli
uruguaiani, la maggior parte di discendenza spagnola o italiana,
vive nelle città trovandosi a Montevideo quasi i 2/5 della
popolazione. L'educazione è gratuita e obbligatoria, per cui è uno
dei paesi con miglior istruzione dell'America Latina.
* Estratto da "National Geographic Atlas of the World" (sesta
edizione migliorata, 1995)

A Montevideo, nelle notti domenicali uruguaiane, i tambores
del "Barrio Sur" si riuniscono alla luce del fuoco in un incrocio
storico del quartiere negro: un tranquillo angolo del Sudamerica. Le
fiamme danzano in un falò acceso per riscaldare le pelli dei
tamburi. File di tamburini sfilano nelle strade in una miscellanea
di muscoli, sudore e suono riempiendo la notte con un ritmo
proveniente dall'Africa e conosciuto come Candombe.

Il rituale dell'angolo di strada è parte del capitolo dimenticato
della diaspora africana. I tamburi raccontano la storia del profondo
impatto che la cultura africana ha avuto in Uruguay ed in altre
parti dell'America Latina. Di fatto gli afro-uruguaiani celebrano un
frammento della storia che sovente è stato ignorato.

Il creolo che formò questa nazione, ora preferisce essere uno fra
tanti. Per consentir glorie maggiori per questa terra deve
dimenticare le stesse. Il loro ricordo è quasi un rimorso, un
rimprovero di cose abbandonate senza l'intermediazione di un addio.
È un ricordo che si riscatta, il destino creolo questo richiede, per
la galanteria e perfezione del suo sacrificio.
* "Figari" scritto da Jorge Luis Borges, publicato nell'Editorial
Buenos Aires, 1930, tradotto da David Balderstom. Frammento del
libro "Figari", 1984, di Samuel Oliver della collezione "Artistas de
América".

Il ritmo del Candombe si crea col combinarsi del suono di tre
tamburi (piano, chico e repique). Quando questi tre tamburi si
riscaldano si ascolta qualcosa di unico che probabilmente non è mai
stato ascoltato prima. Nelle pagine seguenti possono essere
ascoltati i suoni di questi tre tamburi.

Tambor Piano è il più grande del trio, possiede il suono più basso.
È la base ritmica del candombe. La sua funzione è simile a quella
del basso acustico o elettrico. Il suo diametro è di 40 cm.

Il Chico (piccolo) prende il nome dalle sue dimensioni e dal fatto
che ha la pelle più sottile, ma anche per essere quello con
l'intonazione più alta dei tre. Misura circa 22 cm di diametro.

Il Repique (rullo) ci indica che questo tamburo dona al ritmo la
sincope e l'improvvisazione di cui il Chico ed il Piano hanno
bisogno per amalgamare i loro ritmi. La sua pelle misura circa 30 cm
di diametro.

Insieme questi tre tamburi creano il candombe.
L'insieme di questi tre tamburi viene chiamato Cuerda

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