martedì 3 aprile 2007

Prendimi l'anima

Mi scuso per aver inserito un post un po' fuori dalle righe del tango. In tema di tango-terapia, musico-terapia, ballo-terapia mi è ritornato in mente un film di qualche anno fa' che mi è piaciuto tanto e la cui storia voglio condividere con voi segnalandovelo.





PRENDIMI L'ANIMA (2002-2003)





Una storia di amore e psicanalisi, di guerra e di morte, di verità e contraddizione. Roberto Faenza, l'eclettico regista di Sostiene Pereira, torna dopo un silenzio lungo tre anni con una nuova pellicola di grande risalto. Sconosciuto al pubblico di massa italiano, Faenza si distingue da tempo per la capacità di rappresentare la cultura umanistica e filosofica in modo schietto e originale, grazie a un uso puntuale e profondo della macchina da presa. Prendimi l'anima è il risultato di una lunga ricerca condotta sul campo (in Russia) dal regista e da vari altri psicologi sparsi in giro per il mondo, volta a riscoprire la biografia di Sabina Spielrein, una giovane ebrea che fu paziente ed amante dei due grandi luminari della psicoanalisi, Freud e Jung.
E proprio l'incontro tra Sabina e l'allievo di Freud apre la narrazione della pellicola. Il giovane psicanalista, ancora fortemente influenzato dal maestro Freud, accetta di prendere in cura la sua prima paziente, affetta da una forma gravissima di depressione e anoressia. Dopo i primi insuccessi, l'innovativo metodo psicanalitico messo in atto da Jung produce ottimi risultati, tanto che Sabina viene dimessa dall'ospedale psichiatrico, si iscrive alla facoltà di Medicina e si laurea in Neuropsichiatria.Ma il rapporto medico-paziente ben presto trascende, e i due protagonisti si innamorano perdutamente l'uno dell'altra. Il giovane Jung, dopo un periodo di intenso amore, decide però di troncare la relazione, in quanto eccessivamente pericolosa per la sua carriera professionale. Sabina reagisce, si sente tradita e vuole vendicarsi. Infine sceglie di sopportare il dolore, lascia la Russia per la Svizzera, dove si sposa. Tornerà con la sua famiglia dopo molti anni, attirata dalle idee rivoluzionarie di Lenin. Per lei questi saranno gli anni migliori, durante i quali fonderà l'Asilo Bianco, un'istituzione all'avanguardia volta ad aiutare i bambini afflitti da problemi mentali ed emotivi. Ma ben presto la situazione politica cambia, e l'arrivo di Stalin al potere colpisce anche la Spielrein, la quale sceglie di non piegarsi al volere del partito che pretende di farle abiurare pubblicamente le idee espresse in importanti saggi che faranno la storia della psicanalisi infantile. Sabina fugge con la figlia, ma cade per mano dei tedeschi durante l'occupazione di Rostov sul Don. Il legame affettivo e intellettuale tra lei e Jung non si spezza neppure in punto di morte, quando la psicologo prova un'intensa sensazione al momento dell'esecuzione della sua amante di un tempo. Un'emozione che Jung classificherà, in seguito, con la celeberrima definizione di "sinestesia". A metà tra il dramma sentimentale e il documentario impegnato, Prendimi l'anima si conferma come una produzione di alto livello, in totale controtendenza con il mainstream cinematografico in voga in questo periodo. A tratti il film è davvero godibile e, sebbene l'argomento affrontato non sia dei più leggeri, una soavità di fondo si spande per tutta la durata della proiezione. Anche questo significa fare cinema d'autore. Senza abbracciare fuorvianti sperimentalismi e senza l'ausilio di effetti mirabolanti, è possibile rispolverare una bella storia di contenuto. Da vedere.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

L'ho visto e mi è piaciuto moltissimo!!

Anonimo ha detto...

mmm... ho qualche dubbio sulla 'tessitura' del film, la regia non mi aveva entusiasmato... i personaggi però li ricordo intensi. mi sa che vado a rivedermelo :-)

niky ha detto...

Ricordate quando lei suona al piano la canzone tumbalalaika, ebrea, e tutti i malati di mente cantano e ballano insieme ???

Pietro ha detto...

L'ho visto solo in parte, purtroppo... :(