lunedì 23 aprile 2007

Uomo e donna nel tango

Sento spesso parlare del gioco di ruoli nel tango. E sento dire: che bello riscoprire per l'uomo quello di guida, per la donna quello di seguidora.
Certamente questo è un'aspetto della relazione di ballo che colpisce da subito, e che è difficile, per un principiante, conciliare con le esperienze della vita di tutti i giorni. Io stessa, ricordo, all'inizio del mio ballare, fui stupita e incuriosita da questo aspetto, che mi attirò e mi attira tuttora.
Con il passare del tempo mi sono però resa conto di alcune cose.
La grande maggioranza di donne che balla il tango da diversi anni è costituita da donne che sono pienamente relizzate in una vita professionale anche, spesso, non di scarso livello dirigenziale. Comunque sono persone che sono abituate a vivere un ruolo di comando o decisionale, certamente non passivo nella vita.
Quando me ne sono resa conto ho iniziato a riflettere.

Mi sono detta che poteva esserci una prima spiegazione molto semplice, ossia poteva trattarsi di una ricerca da parte delle donne, poste di fronte a scelte complesse ed impegnative tutti i giorni, di un puolo più passivo e rilassato nel vivere le relazioni con gli altri, lasciando momentaneamente il bastone del comando all'uomo.
Ma questa spiegazione non mi convinceva, e soprattutto non mi soddisfava metterla in relazione con il fatto che nel tango difficilmente si riescono a portare maschere o a nascondere forti lati del carattere.

Con il passare del tempo sono quindi giunta ad un'altro tipo di spiegazione.
Non credo assolutamente che il ruolo della donna sia passivo nel tango.
Penso che anzi il tango soddisfi aspettative e modi di essere della donna di oggi proprio perchè le permette in pieno di esprimere la sua personalità.
Ovvio, si tratta di un'espressione vincolata al fatto di seguire l'uomo. Intendiamoci, quello che dico non significa che è la donna decide dove andare, che passo fare e come farlo. Tutt'altro. Ma la relazione uomo donna è una relazione attiva, reciproca, basata sull'ascolto reciproco.
Non è soltanto la donna che deve ascoltare l'uomo ma anche viceversa. L'uomo deve sentire la donna, il suo peso, la sua posizione, e dosare l'imput del suo passo a lei. Se manca questo ascolto ed adattarsi dell'uomo, la donna sente subito che vi è una mancanza di rispetto nei suoi confronti ed una ricerca di ballo egoistico.
Dal canto suo la donna deve ascoltare, non in modo passivo. Se la donna non è continuamente presente ed attiva nell'abbraccio, nel giro di uno o due passi i due si troveranno scollegati e senza alcuna possibilità di ballare.
Quindi la mia spiegazione finale è che il tango costituisca espressione di un diritto dovere all'ascolto nei confronti dell'altro. E che ovviamente debba essere incanalato in regole di gestione concrete, che vedono la scelta del passo da parte dell'uomo.
Ma che questo non significa passività della donna, ma piena espressione della sua personalità.

1 commento:

Marina ha detto...

Ciao Aurora,
Sono assolutamente d'accordo con te, e aggiungerei un altro punto: anche la libertà dell'uomo è limitata: non solo dalle capacità della ballerina (se una ballerina non conosce una certa figura, anche marcandola perfettamente difficilmente riuscirà a fargliela fare (nessun commento su quelli che si mettono a spiegare il passo in milonga!!!)), ma soprattutto il ballerino è "limitato" dalla stessa tecnica del tango (non è che possa fare tutto quello che vuole come nella disco music...)
Questo vale anche per gli altri balli di coppia, in cu entrambi i ballerini sono sempre "soggetti" a sequenze di passi prestabiliti ed appresi a memoria.
Risulta quindi che nel tango, seppur all'interno di una cornice condivisa, i ballerini hanno molta più libertà: ceramente è l'uomo che decide le direzioni, il ritmo dei movimenti e delle figure, ma anche la donna non è necessariamente legata ad uno schema chiuso, prestabilito, di passi. Reagisce alle stimolazione che il ballerino le offre, sperimentando una libertà che è comunque maggiore di quella degli altri balli di coppia.