martedì 14 agosto 2007

I Cento Anni di EL CHOCLO

La storia di un tango senza frontiere

Lo interpretarono Troilo e Di Sarli, perfino Louis Armstrong e Julio Iglesias. Lo ballò Gina Lollobrigida. E’ il tango più ascoltato in tutto il mondo. Oggi è un emblema di Buenos Aires. Il 12 Luglio del 1917, in una intervista ne "La Razòn" ,che viene conservata tra le rare testimonianze, riportate dai periodici, del pensiero di Angel Villoldo, il musicista, poeta, cantore, attore e linotipista profetizzava la decadenza del tango, per lo meno sotto la forma fino ad allora conosciuta. "Chi si ricorda più il tempo della Recoleta? Tutto evolve, e non esiste alcuna causa perché il tango non obbedisca a questa legge", diceva Villoldo, che all’epoca già aveva creduto opportuno convertirsi alle canzoni leggere componendo per le dive dell’epoca Linda Telma e Teresita Zazà.

Il pronostico di Villoldo si compì a metà. E’ certo che le forme arcaiche del genere sono scomparse, e che la maggior parte dei tangos che a fine del secolo XIX animarono le tumultuose feste della "Recoleta" (alle quali concorreva, congiuntamente a impiegati ed operai, tutto il sommerso malavitoso", racconta Villoldo ) han finito col perdersi ne l’oblio. Una gran massa di tangos del 900( inclusi molti dello stesso Villoldo ), già riconducibili ai tangos creoli, fu allo stesso modo messa da parte dai repertori. Tuttavia, "El Choclo" di Villoldo sta compiendo un secolo in piena forma. Pochi tangos della sua generazione sono giunti fino a noi , e probabilmente nessuno con lo stesso vigore.

Anche se nella sua struttura originale lo si imparenta frequentemente alla habanera - la cui influenza si faceva ancora sentire -, El Choclo è uno dei tangos creoli più rappresentativo del genere. Però non è da meno il modo in cui, nella inesauribile varietà di versioni registrate in epoche distinte, ha finito per accompagnare i cambiamenti in un secolo di evoluzione strumentale e poetica; strumentalmente è un’eccellente esempio del tango come genere interpretativo, assorbendo i virtuosismi della sua evoluzione storica; poeticamente, attraverso successivi testi, di autori differenti, spaziò dal verso picaresco- una prima versione di Villoldo- alla evocazione autoreferenziale – la celebre partitura del Discépolo. L’arco si estende dalla storica versione di Angel Villoldo ed il sodalizio Gobbi al recente arrangiamento de " El Arranque". Dalla classica versione di Troilo – Beròn e del Di Sarli al curiosissimo adattamento di Louis Armstrong. Per menzionare due estremi: dalla registrazione che fece Julio Iglesias nell’asettico disco TANGO, alla interpretazione resa in POSTANGOS, in cui il piano di Gerardo Gandini ci porta a pensare alla opera di un prodigioso organista pazzo.

La storia del debutto de " El Choclo " appartiene in larga misura alla leggenda, accreditata dalla libera ricostruzione che dell’episodio fece Francisco Garzia Jiménez

( "Così nacquero i tangos" ). Febbraio del 1903, Novembre dello stesso anno, o in un imprecisato momento del 1905 sono alcuni dei riferimenti che abbiamo, oltre alcune improbabili date abbastanza anteriori. L’esistenza di alcuni programmi in cui figura una "danza creola" di Villoldo, segnalata da diversi autori come il volto occulto dell’esordio de "El Choclo", è stata discussa. Il collezionista Bruno Cespi – che può constatarlo, disponendo di un programma del caffè EL AMERICANO, opta per non considerarla determinante, però aderisce alla teoria per cui El Choclo si ascoltò qui per la prima volta nel corso del 1903, e come "danza criolla" così come figurano in alcune partiture dell’epoca, altri brani che sono chiaramente tangos. Ciò che lo stesso Villoldo raccontò conferma che fu presentato nel caffè - ristorante El Americano, Cangallo 966, dalla orchestra diretta dal suo amico José Luis Roncallo.

Ne "El Buenos Aires de Angel G. Villoldo", Enrique Puccia cita: " Si dice che Villoldo intitolò il suo tango El Choclo ispirato dalla pannocchia tenera del mais, la parte più contesa nella pietanza resa famosa dalla locanda El Pinchazo ".

La prima stesura del tango appartiene allo stesso Villoldo ( il quale probabilmente già ne aveva scritto una versione, e poi ne fece un’altra ancora, con il titolo Cariño puro, destinata a Los Gobbi): " a volte el choclo / arrostisce sulla brace / calma la passione / e felicità d’amor".

In un’altra versione, Puccia riprende le parole dette da Irene Villoldo, sorella dell’autore, che sostengono un’altra teoria per la quale "el Choclo era in realtà un personaggio ambiguo che aveva racimolato i suoi reales nei dintorni di Junìn e Lavalle, e che veniva così soprannominato a causa del colore dei suoi capelli".

Alla morte di Villoldo il cantante Carlos Marambio Catàn scrisse un nuovo testo ( Vieja milonga que en mis horas de tristeza / traes a mi mente tu recuerdo cariñoso)

Però la più longeva (" con este tango que es burlòn y compadrito/ se atò dos alas la ambiciòn de mi suburbio") fu scritta nel 1947 da Enrique Santo Discepolo, su incarico di Libertad Lamarque: "non so dir di no alla supplica di una donna", spiegò l’autore.

E’ uno dei tangos mondialmente più diffuso. Contende a La morocha la probabilità di essere stato il primo consacrato in Europa, tale è la presunzione di Francisco Canaro nelle sue memorie ( che si basano su una informazione che "se non è vera è ben trovata", dice Canaro).

A proposito de el Choclo in Europa, molti anni dopo, lo storico José Gobello riferisce: " nella trattoria di Firenze dove ero solito pranzare quando lavoravo in questa città (era il 1969) con il professor Giovanni Meo Zillio, il televisore diffuse ad un tratto le note de el Choclo. Il cameriere, che avvertì il mio gesto di compiaciuto stupore, mi disse, da dietro il banco: " La Cumparsita per lei". Lo ringraziai e lo lasciai nel suo errore".

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