lunedì 5 novembre 2007

Quando il tango

Quando il tango giunge nei ricettari e prescrizioni mediche
di Luis Aposta (dal sito www.todotango.com sezione Cronicàs)

Gli effetti terapeutici della danza risalgono ai tempi preistorici, quando il mago di Cro-Magnon invocava magici incantesimi ed eseguiva danze rituali per scacciare gli spiriti del male che si nascondevano nel corpo dal malato.

Migliaia di anni dopo, antropologi e fisiologi svilupparono più di una teoria intorno alle sue origini. Teorie che attribuiscono al suono ritmico l'avviamento di un riflesso neuromuscolare originato nell'ipotalamo; o quelle che argomentano che la danza rifletta il ritmo dei processi biologici, i battiti del cuore e la respirazione.

Quali che fossero i processi fisiologici, tra la maggioranza delle società primitive, la danza servì per esprimere l'unità e forza della tribù, come per costituire un elemento poderoso nei rituali di magia, propiziazione ed invocazione. Le danze primitive celebravano avvenimenti importanti: la nascita, la pubertà, il corteggiamento, il matrimonio, la malattia e la morte. Si eseguivano danze tanto per guarire i malati quanto per entrare in comunione con spiriti demoniaci o antenati.

Tra i greci, fu Pitagora — chiamato "padre della terapia musicale"— a dedurre che la stessa musica che calmava l'animo (lo spirito) di un pastorello solitario in una lontana isola, arrivava ai limiti più estremi delle sfere celestiali. Fu Platone a raccomandare di cercare la salute del corpo e della mente nella musica e nella ginnastica. Ma è stato Aristotele ad attribuire l'effetto benefico della musica ad una "catarsi emozionale", ponendo così le basi per la ricerca moderna sugli effetti prodotti dalla musica sugli istinti e le emozioni.

Dato che il denominatore comune di ogni vita è il movimento—anche se riposiamo il cuore continua a battere ed i polmoni a lavorare—la danza, lungi dall'essere controindicata, può arrivare a fungere bene da coadiuvante nel trattamento di determinate patologie. La risposta al suono ritmico attraverso il movimento del corpo è una caratteristica basilare che si trova in tutti gli uomini. La musica e la danza, sebbene non costituiscano, di per sé, medicine capaci di curare, se combinate con la psicoterapia ed altri metodi terapeutici possono rivelarsi strumenti preziosi capaci di sostenere ed accelerare i processi di cura (e di guarigione).

Tramite studi seri condotti in diverse parti del mondo, si è potuto determinare che la musica stimola tutte le funzioni relazionate al metabolismo e alle ghiandole di secrezione interna, stabilendosi con ciò una base fisiologica per l'impiego della musica e la danza nel trattamento di certe malattie.

Entrambe, in generale, possono arrivare a liberare il paziente da tensioni emozionali o mentali generate da preoccupazioni o dispiaceri, tenendo in conto che, il maggiore valore della danza, in determinati casi, risiede nel suo illimitato potenziale quale “fattore ri-socializzante".

In un recente studio sugli effetti della danza in persone della terza e quarta età, realizzato nell'Università Mc Gill, di Montreal, Canada, la dottoressa Patricia Mc Kinley afferma che ballare il tango è tanto salutare quanto il fare ginnastica. I risultati ottenuti, oltre a riconfermare che si tratta di un esercizio che aiuta a combattere la sedentarietà, furono quelli di migliorare la motorietà e la coordinazione dei movimenti, dando così una maggiore sicurezza nel camminare (deambulazione).

A pagina 12 della rivista "“La Razón” del 13 di novembre di 1913, si fa riferimento ad un curioso comunicato dell'Accademia di Medicina della Francia che dice: "Dal punto di vista dell'educazione fisica questa danza, il tango, ha su tutte le altre, create da venti anni a questa parte, il vantaggio di fare lavorare più il corpo e le braccia, forzando le flessioni e le estensioni alternative della muscolatura delle parti laterali del torso, le estensioni dei muscoli della parte anteriore del petto con forte proiezione delle spalle all'indietro, le estensioni dei gruppi lombari ed addominali laterali...", etc. Il commento concludeva così: "Di modo che, dunque, d'ora in poi, i medici francesi prescriveranno ai bambini deboli/gracili tanghi ad ogni ora, per alternarli ai bagni di mare,."

Molto distanti sono queste osservazioni, e conclusioni, che pubblicherà su un periodico parigino lo scrittore e giornalista francese Maurice Dekobra, 1885-1973, autore del libro "Mon coeur au ralenti”", che combatte il ballo del tango dicendo che "... raggrinzisce la cute ed invecchia. La preoccupazione di sbagliare un passo contrae i lineamenti; si forma una ruga nella fronte, tra gli occhi, e la "zampe di gallina" aumentano ad ogni movimento. Il disappunto, quando non si è avanzato il piede all'unisono, segna una piega di amarezza nei fianchi della bocca che non si cancella molto facilmente." neanche il collo, secondo Dekobra, si libera dei "disastri" del tango: "... girando troppo spesso la testa, il collare di Venere si trasforma in un orribile solco." (La Razón", Buenos Aires, febbraio di 1914).

Invece, il ballo del tango ha dimostrato, inoltre, di essere un buon alleato nella prevenzione di certe affezioni cardiovascolari. Il cuore che prima apparteneva al dominio esclusivo degli innamorati e poeti, ha cominciato ad essere motivo di maggiore importanza scientifica nel campo della medicina; l'alfa e l'omega della vita che comincia a battere quando l'embrione ha solo tre settimane e non cessa fino alla sua morte.

Il cuore! Il più cantato degli organi del corpo umano. (William Shakespeare)

Il cuore! I cui vincoli con lo spirito persistono non solo nella letteratura universale, ma anche nei testi di molti tanghi. Nelle opere di Shakespeare esistono infinità di allusioni a questo organo; la parola “cuore” figura nel titolo di 583 tanghi (stando a quanto mi dice Omar Granelli). E ora basta ricordarne solo tre: "Corazoncito", "Corazón de papel” e "Corazón no le hagas caso."

La tango-danza, come terapia, che ha dimostrato di funzionare migliorando la resistenza/tolleranza all'esercizio fisico e la qualità di vita, è arrivato ai ricettari (medici). Quelli che ancora non ne sono informati e continuano a ballarlo con passione, nei club di quartiere e nelle accademie, ci ricordano un personaggio di Molière: stanno facendo terapia, ed in alcuni casi, riabilitazione, senza saperlo.

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