lunedì 3 marzo 2008

5 Domande a Luis Bacalov (pianista-compositore)

Una discussione su un genere musicale che è filosofia, stile di vita, storia di uomini. Al teatro San Carlo di Napoli Luis Bacalov ha incontrato gli studenti delle scuole di Napoli. Parlando con loro, ha spiegato la magia di un ritmo che non stanca mai. Da Piazzolla all'Uruguay, dalla storia dell'emigrazione ad un commosso ricordo di Massimo Troisi.


È possibile dare una definizione del tango?

Esistono due tipi di tango. Quello prima di Piazzolla e quello dopo Piazzolla. Riconosciuta la grandezza del musicista argentino, però devo dire che, come ogni volta che ci si trova di fronte ad una figura di spessore così alto, si corre un rischio: quello della deriva stilistica. Nel tango esistono musicisti che io chiamo "Piazzollini". Per me questa ritualizzazione di fare tango lascia il tempo che trova. Non si possono mettere in pratica idee musicali imitando un genio, se non si ha lo stesso guizzo, lo stesso talento. Ognuno deve seguire la propria strada.


Anche lei si reputa un "piazzollino"?

Io mi ritengo fortunato, perché mi sono reso conto presto del rischio che potevo correre nell'imitare Piazzolla. Spero di essere riuscito a schivarlo. Al contrario, ammetto senza problemi l'enorme influenza che ha esercitato sulla mia musica il talento di Ennio Morricone, il cui segno sulla musica per il cinema è stupefacente. Credo che l'artista italiano sia oggi il musicista più talentuoso del cinema europeo.


Che rapporto c'è tra il jazz ed il tango?

È evidente, soprattutto nel caso di Piazzolla, una reciproca influenza tra jazz e tango. Quando però ragioniamo su questo aspetto dobbiamo considerare un elemento: Piazzolla ha vissuto a New York, che non possiamo definire, soprattutto in quegli anni, una città tipicamente americana. E' una città cosmopolita e particolare, dove l'influenza degli ebrei e della loro musica è molto forte. Piazzolla nella sua musica non ha incorporato solo il jazz, ma tutto un mondo di suoni, stimoli ed esperienze che gli provenivano dalla realtà. Il percorso del tango è parallelo a quello del jazz. Stesse umili origini, stessa ricerca, stessa continua evoluzione come tutte le musiche vive. Tra Piazzolla ed il jazz c'è stato uno scambio continuo: posso dire che senza il jazz, Piazzolla non sarebbe mai diventato Piazzolla.


Il tango è una musica che si caratterizza per la sua origine popolare. Rappresentata a teatro significa un tentativo di commistione con il genere più colto della musica?

Non esiste musica colta e musica popolare. Per me esiste musica interessante e musica noiosa. Sono contento che ora si stia tornando ad una valutazione più critica della musica. In passato, qualsiasi innovazione portata da una avanguardia musicale veniva accettata passivamente. Ora si è cambiato approccio, e di questo non posso che esserne felice.


È giusto riconoscere al tango origini più iberiche rispetto a quelle afro-americane?

Sì, è così. Nella storia del tango ci sono diverse fasi. Nella prima di queste, l'impronta spagnola attraverso Cuba è evidente. Da quando il tango si comincia a cantare, negli anni Trenta, individuare un'influenza specifica è molto più difficile. Io, per esempio, ritengo che la musica portoghese del Fado abbia avuto ed abbia una forte influenza sul tango. Certamente penso che il tango abbia subìto anche influenze dalla musica napoletana, attraverso l'emigrazione italiana in Argentina e Uruguay, la seconda casa di origine del tango. In questo breve excursus non possiamo dimenticare l'influenza dei musicisti colti. Un grande del tango come Orazio Salgan non ha senso se non si conosce Ravel. E poi c'è Piazzolla, un mix fantastico di stili e di generi.



Consigliamo dalla discografia del compositore argentino:

2000 Misa Tango - Luis Bacalov, Placido Domingo, Martinez, Chung (DG)
2001
Tango and Around - Luis Bacalov Quartet (CAM JAZZ)
2005
La meravigliosa avventura di Carlos Gardel - Luis Bacalov (CD 146 Il Manifesto)

1 commento:

Alessio ha detto...

Concordo soprattutto sul tema della forte influenza della canzone d'autore napoletana (ch'è di gran lunga la tradizione di musica popolare italiana più bella) sul tango. Mio padre aveva un vecchio 33 giri in cui grandi tenori cantavano le arie più famose della tradizione partenopea: io le adoravo, stavo sul divano della sala la domenica ad ascoltarle. E ricordo bene, anni dopo e ben prima di avvicinarmi al tango come ballo, di quanto notai fin da subito la vicinanza evocativa tra la musica del tango e quella musica che ascoltavo da bambino...
Ragazzuoli, noi italiani abbiamo inondato il mondo di musica e credo proprio ne dobbiamo andare fieri!!!