martedì 10 aprile 2007

Nata con il cuore in una mano

...Giovanni, ritornando con la mente sul pezzo della bambina indiana, cerca tra i ritagli di giornale una fotografia dei più famosi gemelli di quella fenomenologia del grottesco e del dolore. Si ricorda di aver ritagliato da un settimanale americano l’immagine che riproduceva un cartellone del circo Barnum con la foto dei più famosi gemelli siamesi - di nome Bunker - per pubblicizzare la loro esposizione. Eccola !
Chang – Sinistro – ed Eng – Destro – suscitano ancor oggi, dopo quasi due secoli, grande stupore per la loro esistenza.
Giovanni, come ha fatto con la foto della redazione, passa l’indice destro su quell’immagine come se quello sfregamento gli consentisse di rinnovare una emozione del passato: quella che aveva provato quando vide per la prima volta la foto di due uomini, non più giovanissimi, con le fattezze asiatiche del viso e i capelli grigi, che indossavano due giacche nere di buon taglio, due panciotti e due distinte camicie bianche con il colletto arrotondato e solo in parte abbottonate per via di un brandello di carne che all’altezza della pancia univa i due corpi.
Quella figura era simile a quella di due carte da gioco sovrapposte, a due fanti fusi nel tronco.
Erano rimasti uniti fino all’età di 62 anni. Si erano sposati con due sorelle di un villaggio del North Carolina e avevano avuto anche un grande numero di figli.
Nel 1811 in Siam, come nel resto del mondo, la chirurgia non sarebbe stata capace di separare, senza comprometterne la vita, ciò che beffardamente la natura aveva unito con una striscia di cartilagine, simile ad un cordone non più largo di quattro dita che univa le due pance e che conteneva i lembi dei loro stomaci.
Poi, per così dire, tutto l’altro era normale. Quattro braccia, quattro gambe, due teste e due cuori. Così erano i loro corpi e così sono stati riprodotti, dopo la loro morte, in un calco di gesso conservato presso un museo della città di Philadelphia
I due gemelli, esibiti come se fossero stati un unico uomo e una sola anima, possedevano invece due distinte personalità.
All’epoca qualcuno aveva descritto Chang il sinistro come un uomo estroverso, rispetto al silenzioso e riservato fratello Eng. La loro esistenza deve essere stata terribile e bizzarra, pensa Giovanni, ma straordinariamente complessa e delicata deve essere stata la loro relazione.
Erano in quattro a fare l’amore? O, probabilmente, in tre? Per la banale ragione che sarebbe stato difficile trovare una diversa posizione per accoppiarsi e fare tutti quei figli.
Chang o Eng, uno dei due, avrebbe solo voltato la testa e chiuso gli occhi, trattenendo il respiro, quando l’altro si accoppiava con la moglie, che era la sorella di sua moglie.
Quale paradosso doveva essere stato quello di dover dividere le proprie mogli sorelle – Adelaide e Sarah – a causa di quell’unione gemellare così sgradita. Chissà se la passione dell’uno contaminava l’altro, come la febbre quando nell’attaccare un fratello, inevitabilmente li colpiva entrambi.
Il destino li aveva costretti a prendersi cura ognuno dell'altro, senza alcuna condizione se non quella di dover rinunciare alla propria vita. Se Eng si ammalava, Chang vestiva i panni dell’infermiere. Se il Sinistro si immalinconiva per una pena d’amore o per via di un dubbio sull’esistenza di Dio, era il Destro che dipanava la matassa dell’esistenza, contagiando di risate il fratello.
Sarà capitato anche a loro però un bisticcio, pensa Giovanni, mentre stampa l’agenzia della bambina indiana nata con il cuore in una mano. Un piccolo alterco per una cosa banale. Una baruffa come accade tra fratelli o tra fidanzati. Ma un litigio non sarebbe degenerato in una violenza fisica. Non si sarebbero mai presi a ceffoni o pestato violentemente i piedi per timore che il dolore dell’uno si propagasse sulla pelle dell’altro.
Ed ancora più pesante deve essere stato quello di contenere il rancore, di serbare all’interno di quella sola pancia il desiderio di uccidere l’altro.
Sarà anche accaduto – medita Giovanni - che non si rivolgessero per giorni la parola, loro che fin dalla nascita si coricavano ogni notte nello stesso letto e che insieme da sempre erano destati dalla prima luce dell’alba e dalle preghiere delle genti Thai.
Pur condividendo ogni frammento del tempo, la pioggia ed il clima umido della foresta, Chang ed Eng – il Sinistro e il Destro – si ignoravano, dissimulando un’estraneità goffa ed ipocrita, come se la mano destra non sapesse ciò che la sinistra aveva compiuto.
L’indifferenza, in quei momenti, deve essere stata la loro pena più grande, costretti a digerire nella sacca del loro unico stomaco il cibo deglutito da due distinte bocche.
Se una coppia di amanti bisticcia e non sopporta più la presenza dell’altro, uno dei due può sbattere la porta. Se due amici si accapigliano per la stessa donna, uno dei due può uccidere l’altro. Un abbandono e un omicidio sono come una ferita che divide la carne. La fuga ed il delitto ci separano, ci dividono dal mondo.
Da quella parte del mondo rappresentata dall’altro, pensa Giovanni, con un pezzo della testa rivolto al ricordo dei gemelli siamesi e l’altro pezzo abbacinato dalla bambina nata con il cuore in una mano.
L’indifferenza tra due che sono stati per lungo tempo amanti spesso brucia più che uno schiaffo, ma diluita nel tempo allontana e separa.
Un pensiero sfrigolante come la capocchia di un cerino si accende sulla sua relazione con Antonia, che da una settimana non dà notizie dal suo rifugio di Parigi.
Giovanni avverte l’odore di zolfo e il bruciore intenso del suo pollice e del suo indice, come se realmente avesse tenuto tra le dita uno di quei minuscoli fiammiferi con il gambo di cera.
Ma l’indifferenza tra Chang ed Eng paradossalmente rendeva ancora più salda quell’unione. Quella striscia di cartilagine era la loro prigione. Quel pezzo d’osso e di fibre di carne era un anello nuziale. Qualcosa di indissolubile, in assenza però del segno di una benedizione come accade con una coppia di sposi.
Antonia se lo era sposato, trascinandolo in una chiesetta del pavese con l’affresco di una Madonna che teneva in grembo spighe di granoturco.
“Dio vi ha uniti e solo Dio vi separerà”
aveva officiato il vecchio parroco amico della famiglia di Antonia. Aggiungendo:
“Io vi benedico: con questo segno voi accettate di prendervi cura l’uno dell'altro. Per sempre. Nella gioia e nel dolore. Neppure la morte vi scioglierà da questa promessa”.
Se avessero potuto i due gemelli siamesi, commentò in cuor suo Giovanni, sarebbero fuggiti uno a Nord verso la Birmania e l’altro a Sud ai confini della Cambogia. In mezzo la foresta pluviale e le piantagioni di mangrovia sarebbero stati un confine che separa. La sicurezza, nel bene e nel male, contro il pericolo di una nuova invasione affettiva.
“L’amante invade con le sue armate di baci e di parole il corpo indifeso dell’amato”
gli aveva sussurrato una sera Antonia, con un tono acido sciogliendosi da un abbraccio.
Per un’altra coppia la separazione poteva significare invece una nuova vita, ma per loro, a quel tempo, non c’era un bisturi così affilato da recidere le carni senza causarne la morte.
Forse questo era stato il loro desiderio più grande e anche più osceno, quando in cuor loro, durante un bisticcio, si auguravano che una spada li dividesse e che uno dei due rendesse l’anima agli dei del fiume Chao Phrya.
Era Chang, il sinistro, che improvvisamente si ammutoliva, lui che era il più brillante. Si incupiva e bastava un nonnulla per farlo adirare, ma la sua collera non lo rendeva paonazzo e volgare: gli scivolava dentro inzuppandogli l’anima. Se poi qualcuno avesse schiacciato quell’unica pancia, da entrambe le bocche dei gemelli sarebbe uscita acqua. Così anche Eng soffriva per quell’indigestione di liquido animoso.
Il malanimo, qualcuno gli aveva raccontato – anzi qualcuno aveva raccontato ad entrambi, perché a loro non era permesso il dono di una confidenza, di qualcosa sussurrato in un orecchio – il malanimo, dunque, è come l’acqua marcia di uno stagno che macchia la pelle di un incauto nuotatore.
Quando questo accadeva Eng cercava di ascoltare il cuore del fratello, contando i battiti e la variazione delle frequenze. Come un sensore registrava il movimento delle forze che internamente scuotevano il proprio gemello, lasciandogli però sul viso una rigida maschera senza alcuna emozione.
Quando questo accadeva Chang diventava un pezzo di carne fredda e pesante che Eng, come un fardello, doveva trasportare.
Quale paradosso, poi, è soffrire la solitudine nonostante la drammatica presenza dell’altro, pensa Giovanni contando sulle dita il numero di giorni passati senza avere alcuna notizia di Antonia.
Si tocca i fianchi. Anzi, si alza un lembo della camicia e si passa le mani dai fianchi verso il ventre, come se cercasse una escrescenza simile a quella dei gemelli. Ironicamente si domanda, nel caso lo avesse avvertito, se quel ponte di carne che lo tiene legato ad Antonia è presente sul suo fianco destro o piuttosto sul quello sinistro.
A quale fianco di Antonia? - che forse a quell’ora è in qualche bistrò di Boul’Mich – Boulevard St-Michel - con Cecilia Herrera a bere vino bianco gelato prima di cenare con la compagnia di qualche uomo, di un possibile amante con le dita affilate come quelle di un bisturi.
Se lei avesse fatto l’amore con un altro sarebbero stati comunque in tre a fare l’amore, come era accaduto a Chang ed Eng.
Lui, Giovanni, sarebbe stato costretto a voltare la testa e a chiudere gli occhi, trattenendo il respiro, sapendo in quel preciso istante che sua moglie si sta accoppiando con un altro uomo.
Sta immaginando la scena con lei nuda, gettata sul letto e con la frangia del caschetto spettinata. Nella penombra di quel piccolo appartamento di rue St. Pauvre dentro il Quartiere Latino il suo amante le sta baciando i piccoli seni.
Chissà se si accorgerà, quando la stringerà per i fianchi, facendola ruotare su se stesso, di quella escrescenza, di quel ponte di carne - gettato tra Milano e Parigi - che ancora la unisce al fianco di suo marito?
Avrà quell’amante avvertito – mentre la solleva - che il peso di Antonia è il doppio di quel corpo che stringe?
Si sarà domandato perché quel corpo di donna così esile sprofonda sul materasso?...

(dal libro Nata con il cuore in mano di Francesco Bova - la presentazione è leggibile nella seguente pagina:

3 commenti:

niky ha detto...

Grande Pietro !!!:-)

Pietro ha detto...

Grazie Niky!!! :-)

Anonimo ha detto...

Mi fa piacere vedere su Tango una parte del primo capitolo del mio nuovo romanzo. Se qualcuno vuole discuterne, ovvero scambiare qualche impressione sul mal d'amore, io ci sono. Ciao, Francesco Bova
www.francescobova.ilcannocchiale.it