venerdì 29 giugno 2007

Traduzione parte 1. Tango e Censura

è fatta senza dizionario e col poco che ricordo di spagnolo, perdonate le imprecisioni.

Ti ricordo nella mia tristezza// e alla fine vedo che sei stata/ nella mia esistenza /rischiosa, più di una buona moglie... (Testo di Mano a mano modificato dalla censura).


La censura (soprattutto quella esercitata dal potere) è un riflesso della paura. L'apparire di musiche popolari provocarono timori nelle classi dominanti che sospettavano (spesso con ragione) che dietro la novità si nascondesse la possibilità di rimostranze e la perdita di certi privilegi. Così l'avanzare del tango implicava l'avanzare di una classe sociale che prendeva coscienza dei propri diritti. Portiamo come esempio quello che diceva lo scrittore Ezequiel Martinez Estrada: "Nella formazione delle parole ‘spurie’ c'è un che di ignoranza e negligenza, ma molta ‘intenzione ribelle’, queste parole automaticamente prendono il posto di altre, e si propagano con estrema facilità sotto forma di riscossa anonima".E così come si proibì il tango, arrivò il momento per porre al tango, ormai installato nella società, un altro tipo di freno: la censura ai testi. In una crociata in nome della purezza della lingua si proibirono tanghi, si eliminò il cantato e qualunque tipo di riferimento alla droga e all'alcol e all'uso del lunfardo. Tutti sanno che questa censura cominciò ufficialmente nel 1943 con la dittatura del Genarale Pedro Pablo Ramirez, eppure si collocano anteriormente una serie di manifestazioni, ad esempio, contro il lunfardo: “(scrive Miguel Canè nel 1902) Il giorno che la educazione primaria sarà realmente obbligatoria, il giorno che avremo scuole sufficienti per educare migliaia di bambini che vaganoper le strade della nostra capitale il lunfardo, il cocoliche e altri idiomi nazionali moriranno per mancanza di ‘pratica’". Molti che tra di noi al giorno d’oggi accettano il lunfardo a quei tempi lo avrebbero probabilmete criticato. E’ facile difendere oggi quello che in un altro momento storico è stato nuovo. Un semplice esempio: nessuno attaccherebbe oggi gli impressionisti, eppure intere società li defenestrarono al suo tempo.Torniamo alla decade del 1940. In questi anni accadde qualcosa che forse ancora non è stato discusso in profondità: l'avanzata del fascismo e del nazismo era, per lo meno nell’ambiente politico e tra diversi gruppi sociali, molto ben accolta dall'Argentina (ricordiamo la sua neutralità nella Seconda Guerra Mondiale). E’ in questo ambiente ideologico che matura la censura radiofonica. Tutto quello che doveva essere trasmesso doveva prima ottenere il permesso corrispondente.Le radio dipendevano dalla Direzione Generale delle Poste attraverso un ufficio specifico di Radiocomunicazioni. Eppure tutto cominciò poco prima.Ramon Castillo assunse la presidenza argentina nel 1942 e fu destituito Ramirez il 4 giugno 1943. Con Castillo già si intravedeva la punta di questo iceberg. Porto due esempi: El tango de barro (Piana-Manzi) fu edito dalla casa editrice Julio Korn il 9 aprile 43 e la copertina non registra la famosa frase di approvazione delle Radiocomunicazioni per la sua libera diffusione. Il tango non poteva essere trasmesso per la presenza nei suoi versi della parola ‘pucho’. E quello che i censori di turno avevano interpretato come un vocabolodei bassi fondi altro non era che un modesto termine 'quechua'.Altro caso quello di Tal vez serà mi alcohol (Manzi-Demare), sempre edito da Julio Korn il 27 maggio 43 (sette giorni prima del golpe militare del 4 giugno), modificata con il titolo Tal vez serà mi voz. In questo caso la partitura portava impressa la dicitura: "Approvato dalle Radiocomunicazioni per la sua libera diffusione". La censura esisteva eccome, ancora prima di Ramirez.Una volta istallatosi Ramirez al potere comincia il divieto radiofonico del lunfardo. Una proibizione che non pare sia passata attraverso un decreto. Qualcuno parla di ordini trasmessi oralmente chepartirono dai Responsabili delle Radiocomunicazioni. Non sappiamo chi diede l'ordine, ma sappiamo che qualcuno prese molto seriamente l'incarico di censore. Da una comunicazione, la n.1377 dell'Accademia Portena del Lunfardo del 30 giugno 1996, inviata da Leopoldo Diaz Velez si legge che Vicente Crisera, ex cantante di tango che (ironia della sorte) lavorava per le Radiocomunicazioni gli rifiutò un tango (Club de barrio) già pubblicato da Fermata perchè si faceva riferimento al mitico locale Hansen, considerato all'epoca un postribolo. In questo ambiente e con gli stessi criteri si installò la censura radio per il tango. Bisogna essere ingenui per non capire che dietro questi signori, più papisti del papa, sta la mano occulta di autori intellettuali, che si erigono a salvatori della morale dei buoni costumi e, al fine, della patria. E che sono molti i danni che se ne possono subire. Cercando i responsabili possiamo partire dalla figura dello scrittore Gustavo Martinez Zuviria (Hugo Wast) che essendo primo ministro dell’Educazione sotto Castello creò una commissione presidiata da Monsignor Gustavo Franceschi incaricata di salvaguardare la purezza dell’idioma. Questa commissione si pronunciò contro i tanghi proibendo, come già accennato, il cantato, l’uso di termini lunfardi e riferimenti a droga e alcol. Fatto che obbligò molti autori a modificare i propri testi affinché potessero essere diffusi. Tra gli altri personaggi, scrittori e intellettuali: Leopoldo Lugones, Enrico Larreta (convinto che il tango risvegliasse idea disgustose) e Carlos Ibarguren che già avevano condannato cortes e quebradas. Ecco un testo di Ernesto Sabato: “Ibarguren afferma che il tango non è argentino, che è un semplice prodotto ibrido della periferia portena. Questa affermazione non definisce correttamente il tango, ma ben delinea Carlos Ibarguren. Quando sostiene che il tango non è argentino ma un mero prodotto frutto di ‘meticciato’ sta dicendo qualcosa di vero ma sta deformando il resto per la (giustificata) causa che lo perturba. Perché se è certo che il tango è un prodotto ibrido è pur falso che non sia argentino; giacchè, purtroppo, non ci sono popoli platonicamente puri, e l’Argentina di oggi è il risultato di diverse invasioni, a cominciare da quella che portò la stessa famiglia di Ibarguren, alla quale, senza dubbio, i Calfulcurà devono guardare come a un intrusa, e le cui opinioni devono considerarsi alla pari di quelle di un pampeano improvvisato”.Per quanto riguarda Lugones ricordiamo il suo appoggio al golpe militare del 6 settembre del 30 che fece cadere Hipolito Irigoyen e che diede inizio alla parte peggiore della storia argentina; e la sua definizione di tango su ‘l’ora della spada’: ‘questo serpente da lupanare’.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

interesting... ma quello a destra è il piede tatuato della ros??????

Anonimo ha detto...

si è mio... hai riconosciuto il piede perplesso? ma la foto verrà presto rimpiazzata dallo scatto del primo partecipante al concorso fotografico indetto da vogliaditango!

ps. non amiamo gli anonimati, firma please.