venerdì 19 dicembre 2008

Freudtango

Il tango è la risposta migliore che l'essere umano ha elaborato per ovviare a quello che Freud definì il "disagio della civiltà": solo una società occidentale ma emigrante poteva crearlo! Non potevano crearlo i ritmi africani, legati alla terra e ingenuamente lontani (beata innocenza!) dalla "civilizzazione" europea. Non potevano crearlo le danze europee, troppo legate a quel complesso di leggi sociali che facevano della danza una metafora dell'incontro "civile" tra un uomo e una donna, futuri partner del matrimonio come contratto sociale.
Il tango è l'incontro di due persone sradicate (ma con alle spalle secoli di storia!), di due esseri danzanti che partono da zero, senza regole mediatrici, senza posizioni prestabilite, senza codici sociali da ripetere metaforicamente in movimenti ripetitivi. Due persone che iniziano abbracciandosi e muovendosi insieme, semplicemente camminando o spostandosi. In questa terra di nessuno nasce un nuovo essere, un corpo unico fatto di due persone che si muovono. E in questo muoversi senza regole nasce uno spazio di libertà assoluta, unica ed irripetibile, in cui le nevrotiche leggi del contratto sociale mollano la presa.
Non è un caso che i regimi dittatoriali e le chiese dogmatiche abbiano combattuto il tango con veemenza e tenacia! Invero, il tango non ha pretese rivoluzionarie, non si contrappone con violenza alle regole sociali, però le scioglie all'interno di un dialogo binario che diviene una zona franca dove il veleno del controllo sociale perde la sua esizialità. Ma il dittatore coerente non sopporta gli spazi di libertà, nemmeno quelli che non mirano direttamente a detronizzarlo, così come non sopporta la libertà altrui nemmeno nello spazio del privato, ed è per questo che il ditattore coerente è spesso anche inquisitore...
Il tango è il ritorno per tre minuti all'Eden, al paradiso perduto delle origini, dove il primo uomo e la prima donna potevano guardarsi liberi, senza il peso di secoli storia alle loro spalle, senza il "disagio della civiltà": ecco perché la sua musica è nostalgia, la sua musica è il canto triste di una libertà persa ma che puoi ancora ballare, anche se solo per tre minuti...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissime parole, grazie Alessio. Mi piacerebbe sapere di chi sono.
Cate

Alessio ha detto...

Mmmm... Come dire... Essendo che non ho messo alcuna citazione in calce... Insomma... Pensavo si capisse... Sono parole mie!