giovedì 25 febbraio 2010

Miguel Caló

Miguel Caló

Nella storia artistica del maestro Miguel Caló distinguiamo due fasi ben differenziate che mostrano la sua evoluzione musicale e le sue doti di grande direttore d’orchestra.
Sebbene il suo successo più trascendente sia collegato al tango della decade del ‘40, il suo lavoro ebbe inizio alla fine degli ‘20 e si consolidò negli anni ‘30.
La prima fase inizia con l’orchestra del 1934, in cui possiamo ritrovare uno stile familiare a quello di Fresedo ed un suono che ci ricorda Di Sarli. Anche se prima aveva formato altri gruppi, questi furono più casuali e di risalto molto minore.
L’orchestra del 1934 contava sul pianoforte di Miguel Nijensohn, che lascerà un’impronta che segnerà per sempre lo stile della stessa, anche dopo il ’40. Questo strumento avrà il compito di legare il fraseggio musicale con una cadenza ed un ritmo ideali per i ballerini.
Di questo periodo possiamo porre in rilievo l’apporto vocale di Carlos Dante, col quale incide 18 brani di notevole bellezza.
Anche Alberto Morel e Roberto Caló, fratello di Miguel, furono cantanti in questa prima parte della sua storia che durò fino all’anno 1939.
Il quaranta ci rivela la maturità di questo grande direttore, capace di mettere insieme un gruppo di musicisti giovani di straordinaria abilità e risoluzione, che poi col tempo formarono tutti quanti gruppi orchestrali propri.
In questa seconda fase Caló sviluppa ed approfondisce tutto uno stile che unisce il tango tradizionale al rinnovamento della sua epoca, senza attriti, tramite una presenza rilevante di violini, una fila ritmica di bandoneón ed un pianoforte, spettacolare, suonato il primo anno da Osmar Maderna, che verrà poi sostituito da Miguel Nijensohn, al suo ritorno nell’orchestra.
Tra i musicisti che hanno fatti parte della sua orchestra risaltano: Domingo Federico, Armando Pontier, Carlos Lazzari, Eduardo Rovira, Julián Plaza, José Cambareri (bandoneón), Enrique Francini, Antonio Rodio, Nito Farace (violini), Ariel Pedernera y Juan Fassio (contrabbasso).
Miguel Caló non promosse solanto grandi musicisti, bensì anche grandi cantanti che debuttarono professionalmente nella sua orchestra, valgano come esempio i casi di Raúl Berón, Alberto Podestá e Raúl Iriarte.
Quanto a Berón possiamo evidenziare che fu scoperto da Armando Pontier, che lo presentò al direttore, e su questo c’è un aneddoto interessante.
Questo cantante, insieme a suo fratello José, si dedicava essenzialmente al folklore, ed inoltre Raúl Berón conosceva solo qualche strofa di qualche tango. Per questo motivo, il maestro Caló lo introduce nel suo "Shangai" perché familiarizzi con la musica della sua orchestra.
Dopo aver preparato un repertorio, il cantante accompagnò il maestro nelle trasmissioni radiofoniche. Però accadde che ai dirigenti dell’emittente il cantante non piacque e suggerirono a Caló di disfarsene. Con grande dispiacere, questi gli comunica che a fine mese avrebbero terminato la collaborazione. Nel contempo esce in vendita il primo disco di Raúl Berón registrato con l’orchestra, il tango "Al compás del corazón" di Domingo Federico e Homero Expósito, che riscuote un successo di vendite incredibile. Quegli stessi dirigenti che avevano criticato in modo negativo il cantante, si congratularono col maestro Caló per la sua scelta e riconobbero il loro sbaglio. Questo fece sì che non si perdesse una delle voci più considerevoli del nostro tango e senza dubbio la migliore che ebbe l’orchestra. Miguel Caló era un musicista di formazione teorica, che aveva studiato violino e bandoneón.
A partire dal 1926 girovaga in diverse orchestre importanti ed entra nella fila di bandoneón dell’orchestra di Osvaldo Fresedo. Nel 1927 entra in quella del pianista e direttore Francisco Pracánico.
Nel 1929 forma la sua prima orchestra, che scioglie per unirsi all’orchestra del poeta e pianista Cátulo Castillo in una tournée in Spagna. A questa tournée partecipano anche i fratelli Malerba e il cantante Roberto Maida.
Torna a Buenos Aires e ricostituisce la propria orchestra con Domingo Cuestas (bandoneón), Domingo Varela Conte, Hugo Gutiérrez ed Enrique Valtri ai violini, Enzo Ricci al contrabbasso ed il pianista Luis Brighenti.
E’ di nuovo richiesto per andare all’estero e nel 1931 va negli Stati Uniti con l’orchestra di Osvaldo Fresedo.
Già nel 1932, di nuovo come direttore della propria orchestra, incide per la prima volta, per l’etichetta scomparsa “Splendid”, i brani: "Milonga porteña" (tango dello stesso Caló e di Luis Brighenti col testo di Mario César Gomila) e "Amarguras" (vals di Miguel Nijensohn e Jaime de los Hoyos). Il cantante era Román Prince.
Miguel Caló non è stato un compositore di rilievo, ma alcune sue opere, in collaborazione con Osmar Maderna (autori anche dei testi), sono incredibilmente belle come nel caso di "Jamás retornarás" e "Qué te importa que te llore", entrambi messi su disco con la voce di Raúl Berón. Anche il tango "Dos fracasos", col testo di Homero Expósito e la milonga "Cobrate y dame el vuelto", testo di Enrique Dizeo, furono molto popolari.
Nel 1961, con i bandoneonisti Armando Pontier e Domingo Federico, i violinisti Enrique Francini e Hugo Baralis, il pianistra Orlando Trípodi, e i cantanti Raúl Berón e Alberto Podestá, Caló rimise insieme parte della formazione del ’40, dandosi il nome "Miguel Caló e la sua Orchestra delle Stelle”. Si esibirono alla “Radio El Mundo” e fu tanto il successo che incisero per l’etichetta “Odeon” 12 nuovi brani (tra il 16/4/1963 e il 7/6/1963).
L’orchestra di Miguel Caló verrà ricordata per l’esecuzione del miglior tango, quello che trascende il proprio tempo e che oggi viene valorizzata per le sue grandi qualità artistiche e da una pleiade danzante che la evoca continuamente con le note di "Sans Souci" (di Enrique Delfino), forse la sua interpretazione emblematica.

Traduzione di Pietro Adorni – 8/12/2009

(Dal sito web: http://www.todotango.com/Spanish/creadores/mcalo.asp)



Miguel Caló

En la historia artística del maestro Miguel Caló distinguimos dos etapas bien diferenciadas que revelan su evolución musical y sus dotes de gran director de orquesta.
Si bien su éxito más trascendente se relaciona con el tango de la década del cuarenta, su trabajo se inicia a fines del veinte y se consolida durante los años treinta.
La primera etapa se inicia con la orquesta de 1934, en la cual podemos verificar un estilo familiarizado con el de Fresedo y un sonido que nos recuerda a Di Sarli. Si bien antes había formado otros conjuntos, estos fueron más bien casuales y de poca trascendencia.
La orquesta de 1934 contaba en el piano con Miguel Nijensohn, quien va a dejar una impronta que marcará para siempre el estilo de la misma, aún después del cuarenta. Este instrumento será el encargado de encadenar las frases musicales, con una cadencia y un ritmo ideal para los bailarines.
Durante este tiempo podemos destacar la participación vocal de Carlos Dante, con quien graba 18 temas de una relevante belleza.
Alberto Morel y su hermano Roberto Caló fueron también cantantes de esta primera parte de su historia que duró hasta el año 1939.
El cuarenta nos revela la madurez de este gran director, capaz de convocar a un conjunto de músicos jóvenes de extraordinaria capacidad y solvencia, que con el tiempo pasaron a formar, todos ellos, sus propias agrupaciones.
En esta segunda etapa Caló desarrolla y profundiza todo un estilo que une el tango tradicional con la renovación de su época, sin estridencias, con una destacada presencia de los violines, una línea de bandoneones rítmica y un piano, espectacular, ejecutado el primer año por Osmar Maderna, quien fuera reemplazado después por Miguel Nijensohn, en su regreso a la orquesta.
Entre los músicos que formaron en su orquesta se destacan: Domingo Federico, Armando Pontier, Carlos Lazzari, Eduardo Rovira, Julián Plaza, José Cambareri (bandoneones), Enrique Francini, Antonio Rodio, Nito Farace (violines), Ariel Pedernera y Juan Fassio (contrabajo).
Miguel Caló no sólo promocionó grandes músicos, sino también grandes cantantes que debutaron profesionalmente en su orquesta, sirvan de ejemplo los casos de Raúl Berón, Alberto Podestá y Raúl Iriarte.
Con respecto a Berón podemos destacar que fue descubierto por Armando Pontier, quien lo presentó al director, y sobre esto hay una interesante anécdota.
Este cantor junto con su hermano José se dedicaban esencialmente al folklore, es más Raúl Berón sólo sabía alguna estrofa de algún tango. Por ese motivo, el maestro Caló lo lleva a su cabaret "Shangai" para que se familiarizara con la música de su orquesta.
Después de armar un repertorio, el cantor acompañó al maestro en las actuaciones radiales. Pero ocurrió que a los directivos de la emisora no les gustó el cantor, y le sugirieron a Caló que se desvinculara de él. Con gran pesar, este le comunica que a fin de mes terminarían la relación.
En el ínterin sale a la venta el primer disco de Raúl Berón grabado con la orquesta, el tango "Al compás del corazón" de Domingo Federico y Homero Expósito, el que tiene un éxito de venta increíble.
Los mismos directivos que habían criticado negativamente al vocalista, felicitaron al maestro Caló por su elección y reconocieron su equivocación. Esto posibilitó que no se malograra una de las más importantes voces de nuestro tango y sin duda la mejor que tuvo la orquesta.
Miguel Caló fue un músico de formación teórica, que estudió violín y bandoneón.
A partir del año 1926 peregrina por diversas orquestas de gran importancia, entrando en la fila de bandoneones de la orquesta de Osvaldo Fresedo. En 1927 ingresa en la del pianista y director Francisco Pracánico.
En 1929 forma su primera orquesta, la que disuelve para unirse a la orquesta de poeta y pianista Cátulo Castillo en una gira por España. En esa gira también participaron los hermanos Malerba y el cantor Roberto Maida.
Regresa a Buenos Aires y reconstruye su orquesta con Domingo Cuestas (bandoneón), Domingo Varela Conte, Hugo Gutiérrez y Enrique Valtri en violines, Enzo Ricci en el contrabajo y el pianista Luis Brighenti.
Nuevamente es requerido para viajar al exterior y en 1931 viaja a los Estados Unidos con la orquesta de Osvaldo Fresedo.
Ya en 1932, nuevamente como director de su orquesta, graba por primera vez, para el desaparecido sello Splendid los temas: "Milonga porteña" (tango del propio Caló, Luis Brighenti y letra de Mario César Gomila) y "Amarguras" (vals de Miguel Nijensohn y Jaime de los Hoyos). El cantor era Román Prince.
Miguel Caló no fue un compositor destacado, pero algunas de sus obras, en colaboración con Osmar Maderna (también autores de la letra), son increíblemente bellas tal los casos "Jamás retornarás" y "Qué te importa que te llore", ambos llevados al disco con la voz de Raúl Berón. El tango "Dos fracasos", con letra de Homero Expósito y la milonga "Cobrate y dame el vuelto", letra de Enrique Dizeo, también fueron muy populares.
En 1961 junto a los bandoneonistas Armando Pontier y Domingo Federico, los violinistas Enrique Francini y Hugo Baralis, el piano Orlando Trípodi, y los cantores Raúl Berón, Alberto Podestá, Caló reconstituyó parte de la formación del cuarenta, denominándose "Miguel Caló y su orquesta de las estrellas". Actuaron en Radio El Mundo con tanto éxito que grabaron en el sello Odeón 12 nuevos temas (entre el 16/4/1963 y 7/6/1963).
La orquesta de Miguel Caló será recordada por la ejecución del mejor tango, el que trasciende su tiempo y que hoy es valorada por sus grandes condiciones artísticas y por una pléyade danzante que la evoca permanentemente con las notas de "Sans Souci" (de Enrique Delfino), quizás su interpretación emblemática.

Desde: http://www.todotango.com/Spanish/creadores/mcalo.asp

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