lunedì 26 marzo 2007

Rosa fresca aulentissima .........

Le violette di Aurora mi fanno tornare in mente ricordi liceali... Gustatevi questo....

CIELO D'ALCAMO

Contrasto

Il Contrasto è un'opera di un autore vissuto verosimilmente alla corte palermitana di Federico II nella prima metà del 13° sec. E' un'opera giullaresca ritenuta per lungo tempo di origine popolare, ma in realtà di autore colto e di classe sociale elevata. Il componimento è centrato sulle battute di un reciproco corteggiamento fra un amante e la sua donna, fino alla felice conclusione
dell'ironico contrasto.

"Rosa fresca aulentissima ch' apari inver' la state
le donne ti disiano pulzell' e maritate:
tràgemi d'este focora, se t'este a bolontate;
per te non ajo abento notte e dia,
penzando pur di voi, madonna mia."
"Se di meve trabàgliti follia lo ti fa fare.
Lo mar potresti arompere, a venti asemenare
l'abére d'esto secolo tutto quanto asembrare:
avere me non pòteri a esto monno;
avanti li cavelli m'aritonno."
"Se li cavelli artonniti, avanti foss'io morto,
ca'n issi sì mi pèrdera lo solaccio e 'l diporto.
Quando ci passo e véjoti, rosa fresca de l'orto,
bono conforto donimi tuttore:
poniamo che s'ajunga il nostro amore."
"Ke 'l nostro amore ajùngasi, non boglio m'atalenti:
se ci ti trova pàremo cogli altri miei parenti.
guarda non t'arigolgano questi forti correnti.
Como ti seppe bona la venuta,
consiglio che ti guardi a la partuta."
"Se i tuoi parenti tròvanmi, e che mi pozzon fare?
Una difensa mèttoci di dumili' agostari,
non mi toccara pàdreto per quanto avere ha 'n Bari.
Viva lo 'mperadore, grazi' a Deo!
Intendi, bella, quel che ti dico eo?"
"Tu me no lasci vivere né sera né maitino.
Donna mi so' di pèrperi, d'auro massamotino.
Se tanto aver donàssemi quanto ha lo Saladino
e per ajunta quant'ha lo soldano
toccare me non pòteri a la mano."
"Molte sono le femine c'hanno dura la testa,
e l'omo con parabole l'adìmina e amonesta:
tanto intorno procàzzala fin che l'ha in sua podesta.
Femina d'omo non si può tenere:
guàrdati, bella, pur de ripentere."
"K'eo ne pur ripentésseme? davanti foss'io aucisa
ca nulla bona femina per me fosse ripresa!
Aersera passàstici, correnno a la distesa.
Aquìstati riposa, canzoneri:
le tue parole a me non piaccion gueri."
"Quante sono le schiantora che m'ha' mise a lo core,
e solo purpenzànnome la dia quanno vo fore!
Femina d'esto secolo tanto non amai ancore
quant'amo teve, rosa invidïata:
ben credo che mi fosti distinata."
Se distinata fósseti, caderia de l'altezze,
ché male messe fòrano in teve mie bellezze.
Se tut[t]o adivenìssemi, tagliàrami le trezze,
e consore m'arenno a una magione,
avanti che m'artoc[c]hi 'n la persone."
"Se tu consore arènneti, donna col viso cleri,
a lo mostero vènoci e rènnomi confleri:
per tanta prova vencerti fàralo volonteri.
Conteco stao la sera e lo maitino:
besogn'è ch'io ti tenga al meo dimino."
"Boimè tapina misera, com'ao reo distinato!
Gesò Cristo l'altissimo del tut[t]o m'è airato:
concepìstimi a abàttare in omo blestemiato.
Cerca la terra ch'este gran[n]e assai,
chiù bella donna di me troverai."
"Cercat'ajo Calabr[ï]a, Toscana e Lombardia,
Puglia, Costantinopoli, Genoa, Pisa e Soria,
Lamagna e Babilonïa [e] tut[t]a Barberia:
donna non [ci] trovai tanto cortese,
per che sovrana di meve te prese."
"Poi tanto trabagliàsti[ti], fac[c]ioti meo pregheri
che tu vadi adomàn[n]imi a mia mare e a mon peri.
Se dare mi ti degnano, menami a lo mosteri,
e sposami davanti da la jente;
e poi farò le tue comannamente."
"Di ciò che dici, vìtama, neiente non ti bale,
ca de le tuo parabole fatto n'ho ponti e scale.
Penne penzasti met[t]ere, sonti cadute l'ale;
e dato t'ajo la bolta sot[t]ana.
Dunque, se po[t]i, tèniti villana."
"En paura non met[t]ermi di nullo manganiello:
istòmi 'n esta grorïa d'esto forte castiello;
prezzo le tue parabole meno che d'un zitello.
Se tu no levi e va'tine di quaci,
se tu ci fosse morto, ben mi chiaci. "
"Dunque vor[r]esti, vìtama, ca per te fosse strutto?
Se morto essere déb[b]oci od intagliato tut[t]o,
di quaci non mi mòs[s]era se non ai' de lo frutto
lo quale stäo ne lo tuo jardino:disïolo la sera e lo matino."
"Di quel frutto non àb[b]ero conti né cabalieri;
molto lo disïa[ro]no marchesi e justizieri,
avere no'nde pòttero: gìro'nde molto feri.
Intendi bene ciò che bol[io] dire?
Men'este di mill'onze lo tuo abere."
"Molti so' li garofani, ma non che salma 'nd'ài:
bella, non dispregiàremi s'avanti non m'assai.
Se vento è in proda e gìrasi e giungeti a le prai,
arimembrare t'ao [e]ste parole,
ca de[n]tr'a 'sta animella assai mi dole."
"Macara se dolés[s]eti che cadesse angosciato:
la gente ci cor[r]es[s]oro da traverso e da llato;
tut[t]'a meve dicessono: 'Acor[r]i esto malnato'!
Non ti degnara porgere la mano
per quanto avere ha 'l papa e lo soldano."
"Deo lo volesse, vitama, te fosse morto in casa!
L'arma n'anderia cònsola, ca dì e notte pantasa.
La jente ti chiamàrano: 'Oi perjura malvasa,
c'ha' morto l'omo in càsata, traìta!'
Sanz'on[n]i colpo lèvimi la vita."
"Se tu no levi e va'tine co la maladizione,
li frati miei ti trovano dentro chissa magione.
[...] be×llo mi sof[f ]ero pèrdici la persone,
ca meve se' venuto a sormonare;
parente néd amico non t'ha aitare."
"A meve non aìtano amici né parenti:
istrani' mi so', càrama, enfra esta bona jente.
Or fa un anno, vìtama, che 'ntrata mi se' ['n] mente.
Di canno ti vististi lo maiuto,
bella, da quello jorno so' feruto."
"Di tanno 'namoràstiti, [tu] Iuda lo traìto,
como se fosse porpore, iscarlato o sciamito?
S'a le Va[n]gele jùrimi che mi sï' a marito,
avere me non pòter'a esto monno:
avanti in mare [j]ìt[t]omi al perfonno."
"Se tu nel mare gìt[t]iti, donna cortese e fina,
dereto mi ti mìsera per tut[t]a la marina,
[e da] poi c'anegàs[s]eti, trobàrati a la rena
solo per questa cosa adimpretare:
conteco m'ajo a[g]giungere a pec[c]are."
"Segnomi in Patre e 'n Filïo ed i[n] santo Mat[t]eo:
so ca non se' tu retico [o] figlio di giudeo,
e cotale parabole non udi' dire anch'eo.
Morta si [è] la femina a lo 'ntutto,
pèrdeci lo saboro e lo disdotto."
"Bene lo saccio, càrama: altro non pozzo fare.
Se quisso non arcòmplimi, làssone lo cantare.
Fallo, mia donna, plàzzati, ché bene lo puoi fare.
Ancora tu non m'ami, molto t'amo,
sì m'ai preso come lo pesce a l'amo."
"Sazzo che m'ami, [e] àmoti di core paladino.
Lèvati suso e vatene, tornaci a lo matino.
Se ciò che dico fàcemi, di bon cor t'amo e fino.
Quisso t'[ad]imprometto sanza faglia:
te' la mia fede che m'hai in tua baglia."
"Per zo che dici, càrama, neiente non mi movo.
Inanti pren[n]i e scànnami: tolli esto cortel novo.
Esto fatto far pòtesi inanti scalfi un uovo.
Arcompli mi' talento, [a]mica bella,
ché l'arma co lo core mi si 'nfella."
"Ben sazzo, l'arma dòleti, com'omo ch'ave arsura.
Esto fatto non pòtesi per null'altra misura:
se non ha' le Vangel[ï]e, che mo ti dico 'Jura',
avere me non puoi in tua podesta;
inanti pren[n]i e tagliami la testa."
"Le Vangel[ï]e, càrama? ch'io le porto in seno:
a lo mostero présile (non ci era lo patrino).
Sovr'esto libro jùroti mai non ti vegno meno.
Arcompli mi' talento in caritate,
ché l'arma me ne sta in sut[t]ilitate."
"Meo sire, poi juràstími, eo tut[t]a quanta incenno.
Sono a la tua presenz[ï]a, da voi non mi difenno.
S'eo minespreso àjoti, merzé, a voi m'arenno.
A lo letto ne gimo a la bon'ora,
ché chissa cosa n'è data in ventura."

Sarà stato un tango ??? ;)

12 commenti:

niky ha detto...

Rosa fresca profumatissima che appari verso estate, le donne ti desiderano, giovani e maritate: traimi da questi fuochi, se è tua volontà. Per te non ho pace notte e giorno, pensando sempre a voi, mia Signora.

Se ti tormenti per me, la follia te lo fa fare. Potresti rompere con l'aratro il mare, e seminarvi, potresti riunire tutte le ricchezze del secolo [del mondo]: non mi potresti avere però in questo modo. Piuttosto mi taglio i capelli [mi faccio monaca].

Se ti tagli i capelli, prima io vorrei esser morto, perché con essi io perderei la mia consolazione e il mio diletto. Quando passo da casa tua e ti vedo, rosa fresca dell'orto, ogni volta mi dai un buon conforto: facciamo sì che il nostro amore si congiunga.

Che questo nostro amore si congiunga si unisca non voglio che mi piaccia. Se qui ti trova mio padre con gli altri miei parenti, guarda che non ti colgano questi buoni corridori [perché t'inseguiranno]. Come ti fu facile venire qui, ti consiglio di stare attento alla partenza.

Se mi trovano i tuoi parenti, che mi posson fare? Ci metto una difesa di duemila augustali. Non mi toccherà tuo padre per quanta ricchezza c'è in Bari. Viva l'Imperatore, grazie a Dio! Capisci, bella, quel che dico?

Tu non mi lasci vivere né di sera né di mattina. Sono donna di grande ricchezza [di bisanti d'oro bizantini e di monete arabe]. Se pur tu mi donassi tutto quanto ha il Saladino, e per aggiunta quanto ha il Soldano, tu non mi potresti toccare neppure con la mano.

Ci sono molte femmine che hanno la testa dura, e l'uomo con le parole le domina e le persuade; tanto intorno le dà la caccia finché non l'ha in suo potere. La femmina non si può difendere in alcun modo dall'uomo: guardati, bella, dal dovertene pentire.

Dovermene io pentire? Possa io morire, prima che qualche donna onesta possa essere rimproverata a causa mia! Ieri sera sei passato correndo a cavallo. Perciò riposati adesso, canterino; le tue parole non mi piacciono affatto.

Quanti sono gli schianti che m'hai messo nel cuore, e solo pensandoti, il giorno quando vado fuori! Nessuna femmina di questo mondo ho ancora mai amato quanto te, rosa invidiata; son certo che mi sei destinata dal cielo.

Se fossi destinata a te scenderei troppo dalla mia altezza, perché le mie bellezza sarebbero sprecate se date a te. Se mi dovesse avvenire una tal disgrazia, mi taglierò le trecce, e mi farò suora in un monastero, prima ancora che tu mi tocchi nella persona.

Se ti fai suora, donna dal viso chiaro, verrò al monastero e mi farò frate: per piacerti in questa prova lo farò volentieri. Starò con te la sera e il mattino: a tutti i costi dovrò farti mia.

Ohimè, misera tapina, com'è triste il mio destino! Gesù Cristo, l'Altissimo, del tutto è adirato con me; mi hai fatto nascere per darmi in mano a un tal bestemmiatore! Cerca nel mondo, che è assai grande; [certo] troverai una donna più bella di me.

Ho già cercato in Calabria, Toscana e Lombardia, in Puglia, Costantinopoli, Genova, Pisa e in Siria, in Germania, a Babilonia e in Africa del nord; mai ho trovato una donna tanto cortese: e per questo ti ho scelta come mia sovrana.

Poiché ti sei tanto affaticato [in questa ricerca] ti faccio una preghiera: che tu vada a domandarmi a mia madre e a mio padre. Se acconsentono a darmiti in sposa, portami al monastero, e sposami davanti alla gente, e poi farò ciò che vuoi.

Di ciò che dici, vita mia, niente ti vale, poiché delle tue storie non ne parlo nemmeno più. Pensasti di mettere le penne, ma ti son cadute le ali; e ti ho dato il colpo di grazia. Dunque, se puoi, continua a essere villana.

Non mi far paura con i tuoi stratagemmi: me ne sto in gloria in questo forte castello; considero le tue parole meno di quelle di un fanciullo. Se tu non ti levi e te ne vai di qua, certo vorrei che fossi morto.

Dunque tu vorresti, vita mia, che per te io fossi distrutto? Anche se dovessi qui morire o sfregiato completamente, di qua non mi muoverei se non ho il frutto che sta nel tuo giardino: lo desidero dalla sera alla mattina.

Quel frutto non l'hanno avuto né conti né cavalieri; molto l'hanno desiderato marchesi e giudici regionali, ma non hanno potuto averlo: se ne sono andati molto adirati. Capisci quello che voglio dire? Ciò che tu hai è meno di mille once.

Molti sono i chiodi di garofano, ma non tanti da formare un gran peso: bella, non mi disprezzare se non provi prima. Se il vento è a prua e gira ti raggiungo sulla spiaggia, ti ricordo queste parole, poiché dentro queste animelle molto mi duole.

Almeno [magari] ti dolessi da cadere privo di sensi: la gente correrebbe da tutte le parti; tutti mi direbbero: "Soccorri questo malnato!". Non mi degnerei di porgerti la mano nemmeno per quanto ha il Papa e il Sultano.

Dio lo volesse, vita mia, che io morissi in casa tua! L'arma ne sarebbe consolata, poiché delira giorno e notte. La gente ti chiamerebbe: "O malvagia spergiura, ché hai ucciso l'uomo in casa, traditora!". Invece mi togli la vita senz'alcun bisogno di ferita.

Se non ti levi e te ne vai con la maledizione, i miei fratelli ti trovano dentro questa casa. Ammetto senza obiezione che tu perda la vita; [e] nessun parente o amico ti può aiutare.

A me non m'aiutano né parenti né amici: io sono forestiero, cara mia, tra questa buona gente. Or fa un anno, vita mia, che mi sei entrata in mente. Da quando ti ho vista in maggio, bella, da quel giorno son ferito [innamorato]

Così tanto ti sei innamorato, tu Giuda traditore, come se fossi [io ?] porpora, o velluto scarlatto? Giurami sul Vangelo che vuoi sposarmi, non mi potrai avere in questo modo: prima mi getterei nel profondo del mare.

Se tu ti getti nel mare, donna cortese e fine, mi getterò dietro a te attraverso tutto il mare, e dopo che sei annegata, ti troverò sulla spiaggia solo per compiere questa cosa: con te voglio congiungermi per peccare.

Mi segno nel nome del Padre del Figlio e in quello di San Matteo: so che non sei eretico o giudeo, e codeste parole finora non le hai sentite dire. Se la femmina è morta in tutto e per tutto, ci perdi il sapore e il piacere.

Questo lo so bene, cara mia: altro non posso fare. Se questo non fai per me, lasciami cantare. Ti piaccia farlo, mia donna, ché certo lo puoi fare. Ancora tu non m'ami, e molto io ti amo, m'hai preso all'amo come un pesce.

So che m'ami, e io ti amo con cuore nobile. Alzati su e vattene, torna qui al mattino. Se fai ciò che dico, ti amo con cuore buono e prezioso. Questo ti prometto senza fallo: hai la mia promessa in tua balia.

Per quello che dici, cara mia, non mi muovo affatto. Prima prendi e scannami: prendi questo coltello nuovo. Si può far questo prima che si cuocia un uovo. Esaudisci il mio desiderio, amica bella, perché l'arma mi si rattrista con il cuore.

Questo lo so bene, l'arma ti duole, come l'uomo che arde. Questo non può essere fatto a nessun'altra condizione se non hai il Vangelo, affinché io ti dica "giura", non puoi avermi in tuo potere; prima prendi e tagliami la testa.

Il Vangelo, cara mia? io lo porto con me: l'ho preso in chiesa (non c'era il prete). Sopra questo libro giuro di non tradirti mai. Esaudisci il mio desiderio per carità, ché l'arma me ne se sta in consunzione.

Mio signore, poiché hai giurato, io ardo tutta quanta. Sono alla tua presenza, da voi non mi difendo. Se io ti ho disprezzato, mercé, a voi mi arrendo. Andiamo a letto alla fine, perché questa cosa ci è per nostra buona sorte.

niky ha detto...

E adesso maschietti non venite in milonga armati di Vangelo :)))))

Pietro ha detto...

Ahahah Niky!!! :-)))

Troppo divertente! :-)

niky ha detto...

E "leggerissimamente" fuori tema ma ogni tanto e' bello divagare...:)

Anonimo ha detto...

Nulla di ciò che tocca il nostro cuore e la nostra anima è fuori tema!

Anonimo ha detto...

avete un riassunto di quindici venti righe di questo testo?

niky ha detto...

Per sedurre una donna di solito 15-20 righe non bastano !!! :D

niky ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
niky ha detto...

Mi suggeriscono dalla "regia" di sottolineare "di solito" ma non so come si fa !!! :)))

Anonimo ha detto...

Ciao Niky,

di solito sottolinea con due tag: esempio .
Mo' vediamo se funziona (se "esempio" viene sottolineato).
Pietro

Pietro ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Pietro ha detto...

La sottolineatura, qui, nei commenti, non funziona. :-(